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C&C - Rass. Stampa

IL MATTINO del 26 Maggio 2005

Scritto il 26/05/2005 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]
PERNUMIA/BATTAGLIA L’amministratore Giacomin: «In futuro si rivolgeremo all’estero, è più conveniente» C&C indagata, Aps straccia il contratto. (Cristiano Cadoni). Mai più a Pernumia, adesso finiscono a Brescia le scorie dei rifiuti padovani bruciati negli impianti di incenerimento. Senza ricorrere ad un nuovo appalto ma selezionando l’impresa seconda classificata nella gara, l’Acegas Aps ha sbloccato così una vicenda che si era fermata alla revoca del contratto con la C&C, azienda sotto inchiesta per lo smaltimento irregolare di materiali tossici e nocivi. La vicenda è ben lontana dalla sua conclusione. Intanto perché la Provincia di Padova, sulla scia di quella di Venezia, ha fatto sapere ieri di aver dato mandato ai suoi avvocati per costituirsi parte civile nel processo contro Fabrizio Cappelletto, titolare della C&C. E poi perché i rifiuti incriminati - oltre 8 mila tonnellate - sono ancora lì, nello stabilimento di Pernumia e non si sa ancora a chi spetti il compito di portarli via, visto che l’azienda è ormai inattiva, il Comune di Pernumia non ha i soldi per l’intervento e la Provincia rimbalza l’onere sulla Regione. Un problema, però, è stato affrontato e risolto: è quello dello smaltimento delle scorie «pulite» ottenute dalla combustione dei rifiuti di Padova, la cui produzione non si è fermata. Con un provvedimento firmato dall’amministratore delegato Francesco Giacomin, l’Acegas Aps ha ufficializzato la revoca dell’appalto alla C&C e l’ha affidato alla R.M.B. Spa di Brescia, azienda della quale si servono già l’Amsa di Milano e l’Asm di Treviso. Operazione tutt’altro che indolore, per le casse della multiutility. Il vecchio appalto costava 50,88 euro a tonnellata, trasporto compreso. Il nuovo 52 euro in più per tonnellata. Giacomin però minimizza: «Non fa una grande differenza, l’importante è che si sia risolto il problema. Per il futuro stiamo valutando l’ipotesi di spedire oltreconfine le scorie. Ci sono aziende straniere che fanno un ottimo lavoro a prezzi concorrenziali. In ogni caso è un problema che gestiamo con Trieste e attraverso più canali. A Gorizia si sta per aprire una discarica che ci darà autonomia per un po’ di tempo». Il rapporto tra C&C e Acegas Aps si è interrotto alla fine dell’anno scorso, quando l’azienda di Pernumia (con sede a Mestre) è stata messa sotto inchiesta per presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti. «Spettava a noi il compito di verificare che le scorie fossero smaltite in modo corretto - spiega Giacomin -. Quando siamo andati a vedere come lavoravano, abbiamo fatto delle domande e le risposte non sono state soddisfacenti. In quel momento abbiamo sospeso il contratto in via cautelativa e chiesto alla Provincia di effettuare un sopralluogo. A gennaio il conferimento era già stato fermato». Sulla Provincia cadono due accuse. Perché, a suo tempo, ha autorizzato l’attività della C&C? E perché non è intervenuta con maggiore tempestività quando è emerso che le scorie, destinate ai cantieri dell’alta velocità e ad altri lavori pubblici (per esempio il cavalcavia Camerini di Padova) venivano mischiate con rifiuti tossici e nocivi? «Non potevamo bloccare l’azienda senza aver fatto tutte le verifiche - risponde l’assessore provinciale all’ambiente Roberto Marcato, rischiavamo di provocare un danno immotivato all’azienda. In quanto alla gara d’appalto, le autorizzazioni sono state date sulla base di carte che provavano l’idoneità della C&C. Non si poteva fare diversamente». La Provincia potrebbe trovarsi sulle spalle il peso dello smaltimento dei rifiuti stoccati a Pernumia e la bonifica delle aree contaminate, per esempio quella del cavalcavia Camerini. In proposito il Comune di Padova si è già espresso chiaramente. Marcato però non ci sta. «Lo smaltimento e la bonifica spettano all’azienda. Considerato che è inattiva, in seconda battuta dovrebbero intervenire i Comuni rivalendosi sull’azienda o pescando da uno specifico capitolo di bilancio della Regione. Noi subentriamo in situazioni particolari ma i nostri compiti sono altri, ossia vigilanza e controllo». La Provincia sarà parte civile nel processo contro la C&C. «Ho già dato mandato ai nostri avvocati perché si muovano in questa direzione - spiega Marcato -. Ci muoviamo insiem alla Provincia di Venezia perché anche il nostro territorio ha subìto un danno. E con gli altri enti dovremo lavorare per tenere sotto controllo un fenomeno, quello delle ecomafie, una vera minaccia».

IL GAZZETTINO del 26 Marzo 2005

Scritto il 26/03/2005 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]
PERNUMIA/BATTAGLIA Ds contro la Provincia sul caso C&C. «Non si è fatto nulla per la sicurezza». Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta all’assessore provinciale all’ambiente Roberto Marcato sulla vicenda della ditta C&C di Pernumia. «Le scriviamo in riferimento all’incontro avvenuto con Lei il giorno 28 febbraio 2005 in Provincia, in merito al sequestro da parte della magistratura della ditta C&C spa di Pernumia. Durante tale incontro si ribadiva la necessità e soprattutto l’urgenza di attuare almeno una bonifica parziale dell’area esterna alla ditta in questione. Lei si era impegnato, data la gravità di quanto rilevato dalla magistratura, a promuovere ogni iniziativa utile alla messa in sicurezza dell’area contaminata. A tutt’oggi, purtroppo, riscontriamo che nulla è ancora stato fatto e di questo siamo fortemente preoccupati. Condividiamo questa preoccupazione con i cittadini che vivono nelle immediate vicinanze di questa ditta e che attendono un vostro intervento operativo il più rapidamente possibile. Di fronte ad una vicenda di tale gravità, il consiglio provinciale aveva dichiarato l’intenzione di trattare l’argomento in tempi brevissimi, ma ora constatiamo che la discussione è stata rimandata alla metà di aprile. Riteniamo questo ritardo ingiustificabile soprattutto dopo quanto emerso dall’indagine del Corpo forestale dello Stato sulla ditta di Pernumia e sulle gravi conseguenze che la ritardata messa in sicurezza dei materiali tossici rinvenuti all’interno possono avere sulla salute dei cittadini. Chiediamo pertanto un urgentissimo intervento da parte Vostra, in modo da dare ai cittadini la certezza che il problema C&C verrà finalmente risolto». [Democratici di Sinistra di Battaglia Terme].

IL GAZZETTINO del 5 Marzo 2005

Scritto il 05/03/2005 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]
BATTAGLIA Il Comune valuta se costituirsi parte civile contro la C&C Si è riunito giovedì sera il consiglio straordinario concentrato sui fatti emersi dall’indagine giudiziaria avviata nei confronti della C&C di Pernumia che lavorava rifiuti industriali risultati tossici.La vicenda era iniziata due anni fa con le prime proteste di chi risiedeva nella zona a cavallo tra i Comuni di Battaglia Terme , Due Carrare e Pernumia dove si trovano i capannoni della C&C, davanti al cimitero battagliense e alle spalle della Magrini Galileo. Un argomento spinoso che ha dato la stura a una ridda di polemiche culminate nella richiesta di dimissioni dell’assessore all’Ambiente del Comune, Placido Bertin e di quello provinciale, Roberto Marcato, da parte del gruppo di minoranza di centro sinistra. Un ordine del giorno rifiutato dal sindaco, Velia Bevilacqua, che oltre a non ravvisare l’inadeguatezza dell’impegno del proprio assessore, e del Comune, ha ricordato che Battaglia Terme più di altri ha cercato di far qualcosa pur nel limite delle proprie competenze. La realtà, riconosciuta da ambo le parti, ha infine riportato la discussione sui binari della concretezza dato che i fatti non lasciano spazio alle polemiche e chiedono, al contrario, soluzioni rapide ed efficaci. Se da un lato l’intervento della magistratura ha messo la parola fine all’attività della C&C, dall’altro rimane l’emergenza dei materiali tossici lasciati sul piazzale dell’azienda e seppelliti nel terreno adiacente. Indispensabile quindi la messa in sicurezza per evitare che la situazione già delicata peggiori. Bisogna arrivare al più presto alla bonifica dell’area. Allo scopo sindaco, capigruppo, rappresentanti politici e rappresentanti del comitato cittadini si riuniranno martedì prossimo per decidere come muoversi e valutando anche la possibilità di costituirsi parte civile. [Paola Gallinaro]

IL MATTINO del 5 Marzo 2005

Scritto il 05/03/2005 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]
DOLO Restano agli arresti domiciliari due imprenditori finiti nei guai. Rifiuti tossici, "respinti i ricorsi". (Giorgio Cecchetti) DOLO. Il 9 giugno dello scorso anno la Polstrada blocca sulla A4 un camion: gli agenti, nonostante la velocità fermano il pesante automezzo perchè emana un forte fetore di ammoniaca. Non trasporta contenitori strani, fanghi industriali o altre diavolerie, ma un manufatto in cemento diretto al cantiere in cui sono in corso i lavori per la tratta della Alta velocità ferroviaria di Dolo. Il camion ha caricato il manufatto alla «C&C» di Malcontenta, grazie a quell’insopportabile puzza inizia l’indagine. E ieri il Tribunale del riesame di Venezia ha respinto i ricorsi presentati da due degli imprenditori finiti agli arresti domiciliari assieme al mestrino Fabrizio Cappelletto della «C&C», il padovano Paolo Salvagnin, titolare di due ditte di trasporti, e il riminese Loris Conti, titolare della «Ear srl». I magistrati veneziani hanno ritenuto di tenere sotto sequestro, respingendo anche in questo caso le richieste dei difensori, alcune delle ziende coinvolte, la «Azienda depurazio acque (Ada)» di Conegliano, la «Adriajet» di Cesenatico, la «Nuova Spurghi» di Brescia e la «Niagara» di Poggio Renatico, che secondo il pubblico ministero Giorgio Gava avrebbero consegnato alla «C&C» i rifiuti tossici finiti poi nel cemento e nei manufatti utilizzati per i lavori della ferrovia a Dolo e del cavalcavia a Padova. Nelle motivazioni della prima ordinanza, quella della «Niagara», i magistrati scrivono che gli impianti di Malcontenta e Permunia della ditta di Cappelletto «sono andati costituendo la base organizzativa di una strutturata attività di traffico illecito di rifiuti». Nel cemento e nei manufatti finivano fanghi industriali (a Malcontenta) e scorie di acciaierie e inceneritori (a Permunia). Quando gli agenti del Corpo forestale hanno compiuto le analisi hanno trovato idrocarburi policiclici aromatici, piombo, rame, fluorori, cloruri, nichel, arsenico in grandi concentrazioni. Si trattava, dunque, di rifiuti che non potevano essere riciclati neppure dopo il trattamento, avrebbero dovuto finire in apposite discariche. Invece, gli indagati avrebbero falsificato i dati, facendoli apparire come compatibili al recupero. A incastrare i responsabili ci sono, oltre alle analisi, decine di intercettazioni telefoniche in cui quelli finiti in carcere a molti degli indagati parlano tranquillamente del traffico illecito di rifiuti e di come aggirare i controlli nel frattempo scattati dopo che la polizia stradale aveva bloccato quel camion con il cemento che puzzava di ammoniaca.

IL GAZZETTINO del 1 Marzo 2005

Scritto il 01/03/2005 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]
PERNUMIA/BATTAGLIA TERME Gallo (Ds) torna a sostenere la preoccupazione dei cittadini che vivono vicino all’azienda coinvolta nel traffico di rifiuti illeciti «Vanno bonificate aree e falde intorno alla C&C» Ieri in Provincia protesta e incontro con l’assessore concluso con un nulla di fatto. «Sulle autorizzazioni nessuna responsabilità» Incontro con gli amministratori provinciali e poi cartelli di protesta davanti a palazzo Santo Stefano per la vicenda del traffico illecito di rifiuti legati al cemento nel quale è coinvolta la C&C di Pernumia. Una delegazione del comitato di cittadini manifestante, capeggiata dal sindaco di Battaglia Terme Velia Bevilacqua, è stato ricevuto dall’assessore Roberto Marcato, che ha escluso responsabilità della Provincia sulla vicenda. «Sulle autorizzazioni alla Provincia spetta solo una presa d’atto della dichiarazione fatta dall’impresa - afferma l’ente in una nota - I controlli si possono fare solo a posteriori. Per la fornitura di materiale inquinante per la realizzazione del cavalcavia Camerini, è stata sospesa l’attività di conferimento già il 2 febbraio». La delegazione non si è dichiarata soddisfatta di questo e ha proseguito la protesta in consiglio provinciale, dove è stata rinvata la discussione sul problema per la mancanza in aula di gran parte dei componenti della giunta. «Il coperchio della pentola C&C non è stato ancora scoperchiato - sostiene Gianni Gallo dei Ds, intervento sulla vicenda - Perché ci sono da verificare i danni ambientali prodotti alle falde acquifere e ai terreni agricoli circostanti». Dalle prime indagini è emerso che al centro del capannone della ex industria Magrini-Galileo di Pernumia, era stata scavata una grande buca nella quale venivano convogliate le acque piovane. Una raccolta che si ipotizza possa aver trascinato con se gran parte dei veleni lavorati alla C&C. «Non solo l’acqua - aggiunge Gallo - ma pure le polveri immesse nell’aria hanno provocato inquinamento. Una situazione più volte denunciata con esposti all’autorità competente da coloro che risiedono intorno al capannone». Un situazione che richiede interventi di bonifica, come spiegato l’esponente del partito della quercia. «Non si può pensare solo di smaltire le migliaia di tonnellate di materiale tossico e pericoloso contenuto all’interno del capannone, ma si dovrà procedere ad una bonifica radicale di tutta l’area. È necessario effettuare campionamenti dell’acqua delle falde e dei terreni agricoli circostanti per un raggio di qualche chilometro, allo scopo di verificare l’entità dell’inquinamento». Inoltre è necessario un controllo della salute di tutti color che risiedono intorno all’azienda attraverso una campagna epidemiologica capace di verificare gli effetti sul corpo dei veleni della C&C. [Orfeo Meneghetti]