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IL MATTINO del 31 Gennaio 2006

Scritto il 31/01/2006 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]

PADOVA A.Cappelletto, Garavini e Conti contestata l’associazione a delinquere rifiuti tossici nei cantieri, 42 indagati Sipario chiuso sull’inchiesta che un anno fa fece arrestare sette imprenditori L’Alta Velocità e il cavalcavia (Cristina Genesin) PADOVA. Sipario chiuso per l’inchiesta avviata dalla procura di Venezia su un traffico di rifiuti pericolosi finiti nei conglomerati cementizi utilizzati per la realizzazione di massicciate stradali o ferroviarie e per la preparazione di aree destinate a cantieri edili. Ben 42 i nominativi finiti nel registro degli indagati, nei cui confronti il pubblico ministero veneziano Giorgio Gava ha concluso le indagini. Presto le richieste di rinvio a giudizio. La cupola. A gestire l’affare che avrebbe garantito milioni di euro di introiti erano Fabrizio Cappelletto, 50 anni, nativo di Dolo anche se residente a Montebelluna (Treviso), socio, consulente ambientale e gestore di fatto della C&C con impianti a Malcontenta di Mira e a Pernumia; Luigi Garavini, 40 di Forlimpopoli, presidente del consiglio di amministrazione di Ear srl; e Loris Conti, 45 di Rimini, vicepresidente di Ear srl: ai tre è contestato il reato di associazione a delinquere in quanto avrebbero costituito un’alleanza per comprare, trattare e rivendere il materiale pericoloso smaltito in conglomerati cementizi. Un reato gravissimo che, nel febbraio 2005, spedì in carcere Cappelletto (chiamato a rispondere anche di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, 125 mila euro), mentre Garavini e Conti con altre quattro persone finirono agli arresti domiciliari. Era C&C ad acquistare i rifiuti pericolosi: tra i suoi fornitori Ecoveneta spa di Vicenza, di cui è amministratore delegato Bruno Lombardi, e l’Azienda depurazione acque srl di Conegliano, presieduta da Luciano Rossi. Dalla prima C&C aveva acquistato 700 tonnellate di fanghi, dalla seconda ben 1900, tutti lavorati negli impianti di Malcontenta e Pernumia. Oltre che da acciaierie, il materiale arrivava da depuratori, inceneritori e centri di stoccaggio, decine di migliaia di tonnellate di rifiuti che, per la presenza di metalli pesanti come cadmio, piombo, solventi e poi arsenico, mercurio, cromo e idrocarburi, non avrebbero potuto essere lavorati nei due impianti di C&C in base alle autorizzazioni rilasciate dalle Province di Padova e di Venezia. E invece quelle scorie sono state trattate, provocando odori nauseabondi ai vicini quartieri che per anni hanno protestato inascoltati, e poi vendute attraverso il loro reimpiego in conglomerati cementizi. Le complicità. Indagato perché avrebbe fornito false indicazioni sulla natura, la composizione e le caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti è Alessandro Musacco, socio di Geo Lab di Treviso: sarebbe stato lui a manipolare i certificati di analisi relativi ai rifiuti lavorati da C&C per farli rientrare nella lista del materiale di scarto che Cappelletto era stato autorizzato a trattare e a riutilizzare nel conglomerato cementizio prodotto. Sempre Musacco, con Giorgio Berto, deve rispondere di falso ideologico per aver firmato una perizia giurata che confermava come quelle scorie rientrassero nei parametri di legge. I cantieri. Ma dove finivano i conglomerati cementizi, risultati poi altamente inquinanti tanto da rendere necessaria la bonifica delle aree in cui sono stati impiegati? Circa 8500 tonnellate di materiale inquinato è stato utilizzato per la realizzazione della massicciata ferroviaria parte integrante della linea Milano-Venezia destinata all’alta velocità, oltre quattro chilometri di rotaie tra Mestre e Dolo (il cantiere di Arino). Oltre 3700 metri cubi di conglomerato hanno costituito il sottofondo di piazzali in aree artigianali di Granze, mentre con altri quasi 6900 metri cubi è stato costruito il terrapieno del cavalcavia Camerini, primo lotto dell’Arco di Giano. Da qui le accuse di traffico illecito di rifiuti per i geometri Sebastiano Lovison e Paolo Benà, i titolari di Living & Building srl che avevano gestito il cantiere. Altriconglomerati inquinati sono finiti in un cantiere edile di Fontaniva, mettendo nei guai Massimo Semenzato titolare della Dima srl, e in uno di Monselice (per quest’ultimo è indagato Giancarlo Goldin, titolare di una ditta individuale). Altre persone risultano indagate per traffico illecito o dei rifiuti utilizzati, come conglomerati, anche in cantieri di Ferrara, Cesenatico e Brescia.