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IL MATTINO del 03 Gennaio 2006

Scritto il 03/01/2006 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]

PERNUMIA/BATTAGLIA A quasi un anno dalla chiusura i rifiuti tossici sono ancora nell’area "I Ds sollecitano la bonifica della C&C" PERNUMIA. Sono trascorsi undici mesi dalla chiusura della C&C di Pernumia, l’azienda che trattava rifiuti tossici trasformandoli in conglomerato cementizio, e da allora nessuno ha più riaperto i portoni del capannone per eliminare le tonnellate di sostanze nocive stoccate. Impantanati in un surreale gioco delle parti, gli enti che dovrebbero garantire la bonifica del sito scaricano l’uno sull’altro la responsabilità dell’azione, tanto che da febbraio non sono ancora chiari tempi, modi e gestione del problematico risanamento. Sebbene siano state acquietate le voci dei cittadini con la cessazione definitiva dell’attività, permane uno stato di inquietudine sulle conseguenze ambientali che tanti rifiuti pericolosi incustoditi possono causare. A riaprire la questione puntando l’obiettivo sulle collusioni fra mercato dei rifiuti e criminalità con l’auspicio che il sito di Pernumia sia al più presto ripulito, sono stati i Democratici di Sinistra con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato il capogruppo regionale Giovanni Gallo Regione, il consigliere provinciale Fabio Rocco, Alessandro Naccarato della segreteria provinciale e Davide Sabbadin, segretario provinciale di Legambiente. E’ pensiero comune che di fondo manchi una normativa in grado di regolamentare la gestione di rifiuti speciali, il cui volume, in Italia, è triplo rispetto a quello urbano. Lo smaltimento è oneroso per chi li produce: ecco perché sempre più frequentemente si sfruttano vie illegali, che arricchiscono gli intermediari. «La fase intermedia di stoccaggio ha dato vita ad aziende fondate sul regime semplificato un po’ ovunque in Italia - ha detto Davide Sabbadin di Legambiente -. Purtroppo sempre più spesso il materiale tossico viene trasformato in inerte solo con un giro burocratico di etichette, mentre in realtà la pericolosità non risulta affatto abbattuta». «La gestione delle deleghe ambientali è molto importante ma sottovalutata - ha sottolineato Fabio Rocco - a Padova l’osservatorio sui rifiuti provinciali è inattivo dal 2000». A questa analisi sulle carenze ha dato man forte Gallo che ha affermato la necessità di definire piani ragionati che facciano un monitoraggio realistico, onde evitare il rischio di riversare in Veneto sostanze nocive provenienti da tutta Italia. (Nausica Scarparo)