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IL MATTINO del 26 Agosto 2005

Scritto il 26/08/2005 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]

PERNUMIA/BATTAGLIA Giacciono ancora nei capannoni della C&C sotto sequestro. I «veleni» non sono stati rimossi. La situazione preoccupa molto i residenti della zona (Enrico Ferro) PERNUMIA. A oltre sei mesi di distanza dal blitz del Corpo Forestale dello Stato, i rifiuti industriali tossici della C&C giacciono ancora all’interno dello stabilimento. L’azienda è sotto sequestro giudiziario, i dipendenti sono stati licenziati, tutti i cantieri in cui compariva il nome C&C sono stati bloccati. Ma i cumuli di materiale tossico sono ancora là, negli spazi interni ed esterni della grossa azienda al confine tra i comuni di Pernumia e Battaglia Terme. Come testimoniano inequivocabilmente le foto giunte in redazione. I nastri stesi dal Corpo Forestale compaiono fin dal cancello d’ingresso dell’azienda, contornando anche i sigilli che indicano il sequestro giudiziario. Ma c’è chi giura che basta addentrarsi nella vasta area che si estende a est dei capannoni per imbattersi nei primi cumuli di materiale. Un vero e proprio deposito a cielo aperto, dove solo una parte dei rifiuti sono stati portati altrove. Ma dove gli ammassi di fanghi si notano ancora chiaramente. Sorgono vicino ad un laghetto le cui acque hanno assunto un colore rossastro. Sono in molti, soprattutto fra chi abita vicino alla C&C, a chiedersi dove sia finito tutto quel materiale. E dando un’occhiata dalla strada sembra che tutto si esaurisca in quei cumuli posizionati vicino al laghetto. In realtà lo stabile è ancora colmo di materiale. Un’area di oltre 500 metri quadrati sarebbe completamente zeppa di fanghi, argille e calcari. Con gradazioni che variano dal nero, al marrone, al rossastro, per finire con il bianco sporco. Vere e proprie montagne di materiale, che arrivano fino al soffitto del capannone. E chi è riuscito ad entrare in questi spazi preposti allo stoccaggio, racconta di un odore fortissimo, quasi irritante. Il blitz è stato portato a termine il 22 febbraio scorso dagli uomini della Forestale, dopo mesi di indagini: sette gli arresti, 28 gli indagati, tre milioni di euro gli utili illeciti. In cella è finito un imprenditore originario di Dolo: Fabrizio Cappelletto, 49 anni; ed un chimico di Treviso. Cappelletto, con due sue società, la C&C (di Pernumia e di Malcontenta) e la Digamma (con sede a Treviso), falsificando i documenti, fingeva di trattare i rifiuti tossici che gli venivano conferiti da aziende di tutto il Nordest. Che a loro volta falsificavano i documenti. In realtà riciclava il materiale avvelenato, utilizzato poi in cantieri di opere civili. Come i 4 chilometri di ferrovia ad alta velocità tra Mestre e Dolo, o il cantiere del cavalcavia Camerini a Padova, o un parcheggio a Granze, una strada a Ferrara e un distributore di benzina a Bagnoli di Sopra. Tutte opere, o cantieri di opere, ora sotto sequestro. E che andranno risanate. Ma i residenti dei comuni di Battaglia e di Pernumia, si chiedono quando la C&C verrà bonificata. Quando da quei grandi capannoni verranno portati via i materiali tossici. Se lo chiedono anche i venti lavoratori licenziati, che ora grazie a Marco Benati della Fillea Cgil stanno compiendo una serie di accertamenti medici per verificare quanto la loro salute è stata intaccata dalla vicinanza con i prodotti tossici.