Scritto il 22/05/2007 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]
PADOVA PERNUMIA. E’ scaduto venerdì scorso l’ultimatum dato alla ditta «Cedro» per portare all’interno del capannone i rifiuti ancora ammassati all’esterno della «C&C». Il Comune aveva dato due mesi di tempo alla proprietaria del lotto di terra su cui sorge l’azienda, tuttora sotto sequestro per aver realizzato conglomerati cementizi con l’utilizzo di rifiuti tossico-nocivi. Sessanta giorni per internare le tonnellate di rifiuti ancora depositate fuori, in balìa del vento e degli altri agenti atmosferici. Dalla «Cedro» non è arrivata tuttavia alcuna risposta: toccherà ora all’amministrazione comunale rimboccarsi le maniche per avviare il piano di bonifica del sito. «Abbiamo fissato per venerdì 25 una nuova conferenza dei servizi – annuncia l’assessore all’ambiente Lucio Fortin – Ci incontreremo in municipio con i rappresentanti di Provincia, Arpav e Regione per trovare una soluzione. La Provincia si è detta interessata ad intervenire in prima persona per la bonifica del luogo. Si tratta solo di capire come mettere in sicurezza l’area esterna: o trascinando i rifiuti dentro al capannone o portandoli da un’altra parte».
Scritto il 01/05/2007 da [lavespa] nella categoria [Foto - Flickr]
Primo maggio 2007
Festa del Canale Fiorito a Battaglia Terme
La Vespa - durante la giornata del Primo Maggio
"Canale Fiorito" - si è resa visibile con un banchetto che proponeva le nuove Magliette e del materiale equo-solidale, ha dato la possibilità di vedere l'ultima Vespa di Marzo 2007, e la possibilità di rivedere alcune foto prese dalla mostra sulla C&C.
Scritto il 30/03/2007 da [lavespa] nella categoria [C&C - Rass. Stampa]
VENEZIA Processo alla «C&C» in sette patteggiano Il processo alla «C&C» per i rifiuti finiti sulla massicciata dell’Alta Velocità Venezia-Padova, sui marciapiedi di Granze e sul cemento per il cavalcavia Camerini all’Arcella rimane in laguna, ieri il giudice veneziano Daniela Defazio ha respinto le eccezioni di incompetenza territoriale presentate dai difensori. Intanto, sono ben sette gli indagati che hanno chiesto e ottenuto il consenso da parte del pubblico ministero Giorgio Gava per uscire dal processo con un patteggiamento della pena. Il primo a farsi avanti con il rappresentante dell’accusa, un mese fa, era stato Fabrizio Cappelletto, il cinquantenne mestrino trasferito a Montebelluna. Dovrebbe cavarsela con tre anni, questa la pena su cui sarebbe stato raggiunto l’accordo. Ieri, si sono aggiunti il coneglianese Alessandro Musacco, per il quale la pena prevista sarebbe di due mesi, mentre per gli altri, Lino Mestrinaro di Zero Branco, Claudia Dal Ben e Giancarlo Boccato di Salgareda, Patrizio e Denis Chiapparin di Granze, il patteggiamento dovrebbe concludersi con sei mesi di reclusione. Nell’udienza scorsa il giudice aveva ammesso le 18 parti civili, respingendo le eccezioni dei difensori che si erano battuti per non accogliere le loro richieste di costituirsi contro gli indagati per il traffico di rifiuti pericolosi al centro del quale c’era la «C&C». Tra le 18 parti civili le regioni Veneto ed Emilia Romagna, le province di Venezia, Treviso, Padova, Verona e Forlì, i comuni di Padova, Pernumia, Mira, Monselice, Granze, Due Carrare e Battaglia Terme. Il pm Giorgio Gava aveva chiesto il rinvio per 42 indagati e per 3 di loro con l’accusa più grave: Cappelletto, titolare dell’azienda di rifiuti «C&C» con impianti a Malcontenta e Pernumia, il riminese Loris Conti (45 anni) e Luigi Garavini (40, di Forlimpopoli) devono rispondere anche di associazione per delinquere. A gestire l’affare che avrebbe garantito milioni di euro di introiti erano Cappelletto, mentre Garavini era presidente della «Ear srl» e Conti vicepresidente. Era la «C&C» a comprare i rifiuti pericolosi, arrivavano da inceneritori, depuratori, acciaierie. Avrebbero dovuto essere tratatti e invece finivano nei conglomerati edilizi.
Scritto il 15/03/2007 da [lavespa] nella categoria [Tavare]
NO ALLA GUERRA!
BATTAGLIA UNITA CONTRO LA GUERRA
Sarà poi vero che per essere contro la guerra bisogna per forza essere di sinistra e nemici dichiarati del governo Berlusconi? O non basta piuttosto essere persone “normali”, dotate di “normale” buon senso? Se guardiamo bene, è proprio questo il messaggio che emerge dalla manifestazione di sabato 15 marzo a Battaglia Terme: persone di tutti gli schieramenti, con idee molto diverse, giovani, anziani, bambini e genitori, tutti abbiamo passeggiato assieme per le vie del paese, ognuno con la sua identità, magari con la sua bandiera, le sue idee politiche, le sue simpatie e antipatie, ma tutti d’accordo nel rifiutare la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali, tutti convinti che, nonostante mesi di propaganda martellante a favore di un intervento in Iraq, non ci avevano “convinti”.
A colpire è stato proprio il fatto che chi ha partecipato alla marcia appariva ben consapevole del perché lo faceva, aveva già una sua opinione sulla guerra e sulle sue motivazioni, a prescindere dai messaggi trasmessi poi durante il dibattito. Chi è venuto a manifestare lo ha fatto non per sentirsi dire perché doveva rifiutare la guerra, ma per dire che lui la rifiutava. Ed è questa, io credo, la motivazione profonda dei gesti che compiamo in questi giorni, dall’attaccare le bandiere della pace ai balconi delle nostre case al manifestare per le strade delle nostre città: non tanto il credere di poter, con questi gesti, fermare la guerra – che questa era decisa già da molti mesi -, ma il far presente il proprio “no” ad essa, il dire a chi ci governa che non siamo d’accordo con le sue scelte di politica internazionale e che, se condanniamo Saddam, non accettiamo neppure la teoria della “guerra preventiva” di Bush.
La manifestazione di sabato ha dimostrato che il no alla guerra è trasversale, accomuna gente che, da altri punti di vista, non ha niente in comune. Credo che questo, da un lato possa essere interpretato come un segno di speranza e, dall’altro, comporti anche un’assunzione di responsabilità: la pace è un valore trasversale, patrimonio di tutti; ognuno, quali che siano le sue convinzioni, deve farsi promotore di una cultura di pace.